La Pelle

Cenni
Storici

Il giorno in cui un uomo preistorico si rese conto che per ripararsi dal freddo e dalle intemperie poteva utilizzare la pelle di un animale che aveva ucciso per procurarsi cibo, ebbe inizio l’affascinante avventura della lavorazione della pelle.

Tutti possiamo individuare le tracce di questa avventura nel corso dei millenni: dai vestiti di pelle della mummia del Similaun, ai conciapelli ebrei nominati nelle Sacre Scritture, fino ai kajak esquimesi rivestiti in pelli di foca, solo per citare alcuni facili esempi.

Materie
Prime

La pelle che l’uomo utilizza si può ricavare dalla maggior parte dei mammiferi, oltre che da anfibi, pesci, rettili e uccelli.
Le pelli più diffuse sono quelle di scarto dell’industria alimentare: bovine, ovocaprine, e suine.

Le pelli bovine sono particolarmente apprezzate per le caratteristiche di dimensione, resistenza e versatilità: a partire da queste si possono realizzare prodotti finiti adatti a molti utilizzi, dalla calzatura, alla pelletteria, all’arredamento.
Inutile ricordare che le mucche non vengono allevate per produrre pelle…

Lavorazioni

Possiamo dividere le lavorazioni della pelle in tre grandi fasi.
La prima prevede la preparazione della pelle grezza alla concia, attraverso i cosiddetti “lavori di riviera”, che un tempo erano effettuati sulle rive dei fiumi gettando gli scarti di lavorazione direttamente in acqua.

La seconda fase comprende la concia vera e propria, minerale o vegetale, seguita dalla riconcia, dalla tintura e dall’ingrasso: l’insieme dei locali nei quali si eseguono tali lavorazioni è detto “reparto bagnato” a causa grandi quantità di liquami che, soprattutto in passato, ristagnavano sul pavimento.

L’ultima fase, dall’asciugatura alla rifinizione, ha lo scopo di nobilitare, migliorare e proteggere la pelle dagli agenti esterni e viene eseguita, a differenza delle altre fasi, in “reparti asciutti”.

Controlli di qualità

Per verificare la qualità delle lavorazioni eseguite sulle pelli è necessario effettuare una serie di test di laboratorio che consentono sia di dare sulle pelli un giudizio oggettivo, sia di confrontare partite diverse, articoli diversi, produzioni diverse con metodi di controllo standardizzati e con valori di riferimento uguali per tutti.

Per ogni tipologia d’uso di pelle sono previsti parametri diversi per quanto riguarda contenuti chimici, caratteristiche dimensionali, resistenze fisico/meccaniche e reazione al fuoco.

Pelle finita

La pelle, per sua natura, non è omogenea bensì cambia da un punto ad un altro per resistenza, compattezza ed elasticità.

Inoltre presenta sulla sua superficie una serie di imperfezioni e caratteristiche naturali come cicatrici, rughe, punture di insetti venature.

Uno degli effetti che si desidera ottenere con le varie operazioni di trasformazione è proprio la riduzione delle disomogeneità tra pelle e pelle e tra zone diverse della medesima pelle, sia meccaniche che

di aspetto, ma per quanti sforzi si facciano non è possibile uniformare completamente l’intera superficie.

Questa disomogeneità è una caratteristica della pelle che ne rende la lavorazione più complessa rispetto ad un tessuto.

Ciò che invece rende la pelle più facilmente lavorabile rispetto ad un tessuto è la quasi isotropicità, cioè la resistenza e l’elasticità quasi uguali in tutte le direzioni.